QUANDO IL CALCIO DIVENTA MEMORIA: “UN SECOLO D’AZZURRO” ARRIVA A POTENZA
Dal 10 al 15 novembre, un viaggio nel tempo attraverso le emozioni che hanno costruito l’identità calcistica italiana. La Basilicata si fa custode della storia azzurra
Ci sono eventi che non si limitano a raccontare ciò che è stato. Ne rileggono il significato, lo rimettono in circolo, lo affidano alle generazioni presenti come un’eredità viva.
La mostra “Un Secolo d’Azzurro – In viaggio con la Coppa del Mondo”, in programma a Potenza dal 10 al 15 novembre, è uno di questi eventi. Non solo per la ricchezza del materiale esposto – maglie, trofei, oggetti e immagini che hanno accompagnato oltre 100 anni di storia della Nazionale italiana – ma per il modo in cui riesce a far dialogare passato e presente, sport e società, simboli e persone.
È una narrazione che si muove su più piani. Da un lato, il rigore storico: tutto è autentico, curato, selezionato con precisione filologica. Dall’altro, l’emozione collettiva: ogni cimelio evoca un ricordo, una partita, un’estate, una voce alla radio o un abbraccio davanti a un televisore.
In questo equilibrio tra documento e vissuto, la mostra costruisce una geografia sentimentale del Paese, in cui il calcio non è solo competizione, ma racconto comune.
L’arrivo in Basilicata, nel cuore del Sud, rafforza il senso di questa operazione culturale. Potenza, e con essa tutta la comunità sportiva regionale, accoglie non solo la storia della Nazionale, ma l’idea che lo sport possa essere strumento di memoria, educazione e consapevolezza.
La sede scelta – il Museo Archeologico Provinciale – non è casuale: si entra per vedere il calcio e si finisce per riflettere sull’identità di un popolo, sul modo in cui lo sport ha inciso nell’immaginario nazionale, nel linguaggio, nella ritualità collettiva.
Non c’è retorica, né nostalgia. “Un Secolo d’Azzurro” è un invito a rileggere il calcio come fatto culturale, come specchio di epoche diverse, come racconto di trasformazioni sociali e civili.
La maglia di Meazza parla di un’Italia che cercava il proprio posto nel mondo. Quella di Zoff racconta rigore e sacrificio. Quella di Totti e Del Piero ha il sapore della generazione cresciuta con il Mondiale del 2006. Quella di Donnarumma, oggi, è simbolo di un nuovo ciclo, ancora da scrivere.
Ma la mostra non si limita all’Italia. Due sezioni speciali – dedicate al Museo di Nicola ed Enzo Raccuglia e al Museo di Luciano Spinosi – accompagnano i visitatori in un percorso parallelo tra club e memoria. In più, uno spazio dedicato ai grandi campioni internazionali, per ricordarci che il calcio è sì bandiera, ma anche confronto, rispetto, dialogo globale.
In questo contesto, la tappa lucana assume un significato ancora più forte: non come semplice esposizione, ma come gesto culturale, momento di comunità, occasione di riflessione.
Per chi ama il calcio, per chi ama la storia, per chi vuole capire meglio il Paese da una prospettiva diversa. “Un Secolo d’Azzurro” non chiede solo di essere vista. Chiede di essere attraversata, letta, raccontata di nuovo. Ed è per questo che la sua presenza a Potenza non è solo un evento da segnalare. È una pagina che si apre. Da leggere insieme.





